L'educazione al vasino... e altro

Nascita e crescita dei nostri bambini

L'educazione al vasino... e altro

Messaggiodi rosmirk » 04/11/2008, 11:00

Tempo fa avevo partecipato ad un corso di una pedagogista e visto che ci sono cose molto interessanti vi posto la dispensa che ci ha consegnato.


Sporco e pulito.

L’educazione al vasino e… molto altro



Le prime vere imposizioni che riceve il bambino iniziano proprio qui: e non sono così ovvie e banali come sembrano.
Fino a qualche generazione fa, erano problemi che i genitori non si ponevano. Come per l’allattamento ci si limitava a seguire regole rigide; e si metteva il bambino sul vasino il più presto possibile.

“attento a non sporcarti!”

Prima di diventare un divieto, lo sporco per il bambino è un piacere: qualcosa che si dimentica completamente da adulti, tanto forte è stata la proibizione imposta dall’educazione familiare e più in generale dalla nostra stessa cultura. Lo stesso ribrezzo per gli escrementi, che sembra un istinto così forte, non è affatto innato: è qualcosa che si impara a poco a poco, verso i due anni, quando lo sporco esercita un’irresistibile attrazione sul bambino.

Oggi le cose sono cambiate: si è più attenti alla spontaneità degli impulsi infantili che non si riflettono solo sulla sua salute, ma anche sui comportamenti e sul suo stesso carattere.

A quest’età giocare, sporcarsi, sporcarsi e giocare per lui sono la stessa cosa: entra così in contatto con gli elementi della natura , la terra, la sabbia, le pozzanghere… Li manipola, li trasforma, si imbratta, ci sguazza. E se lo si lasciasse fare giocherebbe anche con i prodotti del suo corpo, le feci: “no, non si fa!” Il divieto scatta immediato non appena si nota questo strano impulso del bambino.

Come capire qual è il momento giusto per cominciare a usare il vasino?
- In passato si iniziava molto presto, verso i 12 mesi; oggi si tende a rinviarne l’inizio fra i 18 mesi e i due anni (rispettando i ritmi spontanei della sua maturazione fisiologica), quando il bambino è in grado di controllare gli sfinteri.

Cosa sono le feci per il bambino?
- Nella loro “plasticità” le feci rappresentano la prova tangibile della creatività del suo corpo.
- Proprio per questo, la fase “anale” dello sviluppo infantile, che coincide non solo con l’educazione sfinterica, ma con le intense sensazioni di piacere, di soddisfazione e infine di orgoglio nel “produrre”, da anche un forte impulso alla creatività del bambino. E’ la fase in cui la sua mente pullula di idee e progetti che aspettano solo di poter essere concretizzati.
- Ecco perché il bambino è molto interessato a tutto ciò che può manipolare e trasformare in modo creativo: sabbia, acqua, terra, ecc.


• Succede così che se il bambino si scarica al momento e nel luogo più opportuni, viene lodato e gli si fa festa. Mentre se si comporta allo stesso modo in altre situazioni, viene sgridato e magari picchiato.
• Lo stesso oggetto appare buono e cattivo contemporaneamente.
• Il piccolo non riesce più a capire cosa si voglia da lui. Questo può interferire con il ritmo spontaneo, fisiologico dell’impulso sfinterico, alterandone la regolarità.

Come mai il bambino non prova repulsione a giocare con le proprie feci?
- Freud diceva che il ribrezzo è una delle barriere più forti che l’adulto pone alla sessualità infantile, a questa età così confusa, dilagante, da indurre il bambino ad usare eroticamente, come fonte di piacere, tutte le parti del corpo e ciò che produce, senza alcuna inibizione.
- Bisogna però evitare di imporre questa prima barriera in modo troppo rigido, ossessivo: altrimenti può riflettersi sui comportamenti e sul carattere del bambino provocando fobie e fissazioni.

L’impulso a trattenere
- Quanto più si esaspera il controllo sfinterico e la richiesta delle feci come “dono” da un lato, e dall’altro il senso di repulsione e divieto, tanto più si accentua nel bambino il disorientamento e l’impulso a trattenere.
- Nell’educazione al controllo sfinterico ci vuole quindi molto tatto, molta dolcezza e sensibilità, in modo da intuire il ritmo fisiologico del bambino e metterlo sul vasino quando prova lo stimolo, senza anticipare né posticipare troppo questo momento.
- Occorre molta attenzione e delicatezza anche a trattare le feci, senza dimenticare che il bambino si identifica con la sua produzione corporea, la sente ancora come parte di sé.

Spesso i genitori trasformano la funzione fisiologica del bambino in un rito quotidiano fatto di controlli, esortazioni, preoccupazioni. Che effetto ha questo comportamento sul bambino?
- I messaggi che si trasmettono al bambino su questo argomento sono ambigui e contraddittori: se tocca le feci, ci gioca o le esibisce nei momenti meno opportuni, sono qualcosa di “sporco”, non solo in senso igienico, ma anche morale. Quando invece esortiamo il bambino a produrle, ripetiamo gli stessi riti dell’alimentazione: “Su, da bravo, fa contenta la mamma!”. Si controllano i tempi e gli orari. Si incita il bambino, ci si preoccupa che l’abbia “fatta tutta”, si scruta con attenzione il prodotto finale.
- E’ sempre controproducente trasformare la seduta sul vasino in un “braccio di ferro” tra il bambino e la mamma. Spesso la tendenza alle contrapposizioni ostinate ha origine proprio da questi primi conflitti “anali”.
- La reazione più immediata ed evidente è spesso di tipo psicosomatico: è il caso di molte stitichezze “incurabili” dal punto di vista pediatrico che si risolvono facilmente non appena si allenta il clima di tensione che spesso si viene a creare attorno al “rito del vasino”.

C’è il rischio di trasmettere al bambino un senso di repulsione eccessiva per questi naturali prodotti del corpo? Con quali effetti?
- Se la famiglia trasmette al bambino un eccessivo senso di repulsione, di “schifo” per i suoi escrementi, il passo successivo è la tendenza a proiettare fuori di sé questa intollerabile sensazione di “sporco”. Si creano così le prima fobie per qualcosa che appare come ripugnante. E’ il caso di alcuni cibi, animali, e a volte persone, che suscitano nel bambino insieme al disgusto anche una paura incontrollabile e un incomprensibile rifiuto.

L’importanza del pudore
- L’esibizione delle feci e delle parti più intime del corpo viene subita dal bambino come una vera e propria offesa alla sua dignità di persona.
- Le cure che riguardano l’igiene del bambino, richiedono sempre uno spazio appartato, protetto da sguardi estranei, con un’attenzione rivolta esclusivamente al bambino.

Quali sono i tratti del carattere, gli aspetti della personalitĂ  su cui maggiormente influisce questa fase dello sviluppo infantile?
- Ci sono molte caratteristiche, positive e negative, che anche nel linguaggio comune vengono definite “anali”. Ostinazione e puntiglio, ma anche determinazione e capacità di porsi un obiettivo e raggiungerlo. Eccessivo attaccamento ai propri oggetti, le proprie cose, ossessività, avarizia, scarsa generosità.
- Molto dipende da come è stato vissuto da piccoli il conflitto tra l’espellere e il trattenere, il donare e il rifiutare, quali significati si sono attribuiti al piacere “anale” e al suo divieto.
- Se il controllo sfinterico viene imposto troppo presto e in modo troppo rigido, si possono accentuare i tratti “anali” più negativi del carattere.

Eppure verso i due anni sembrano così contenti di esibire il sederino o i genitali…
- Nell’esibizione di sé che il bambino fa a questa età c’è tutto l’orgoglio del proprio corpo. E lo esprime realizzando in modo attivo il desiderio di mostrarsi. Invece, essere esibito, esposto agli sguardi degli altri senza che questo esprima un proprio desiderio, e quindi senza “consenso”, rappresenta sempre una violenza.
- L’altra faccia dell’esibizionismo è il pudore, la ritrosia, la paura di mostrarsi. Sentimenti che emergono più forte quando la propria nudità è imposta, non voluta. E’ per questo che l’esibizione passivamente subita provoca vergogna, mentre quella attiva aumenta l’autostima del bambino. E’ quest’ultima che bisognerebbe accogliere senza troppi rimproveri o censure.

E’ quasi sempre la mamma che si occupa dell’educazione al vasino e del controllo delle funzioni intestinali del bambino. E il papà?
- Nel rapporto con chi si occupa della sua igiene entra in gioco l’accettazione o il rifiuto del bambino stesso. Prima ancora di essere pulito il piccolo ha bisogno di sapere che si ama tutto di lui, anche la cacca e la pipì. E questa accettazione totale è soprattutto alla mamma che la chiede, molto più che al papà. Il piccolo non si attende da lui questo tipo di accettazione affettuosa, che si aspetta invece dalla mamma.
- E’ innegabile che esiste fra madre e figlio un rapporto più viscerale e corporeo che si rilette sul loro tipo di legame affettivo e psicologico connotando in modo diverso le reciproche aspettative. Non solo il piccolo sa di essere un prodotto del suo corpo, proprio come le feci sono un suo prodotto; ma nelle sue prime fantasie sul sesso e sulla nascita associa le feci all’idea di “fare un bambino”.
- Il ribrezzo materno rappresenta quindi un disconoscimento del figlio, molto più forte, più persuasivo di quello paterno. E non è solo un’impressione: spesso è proprio attraverso la manifestazione di una ripugnanza eccessiva per le sue feci che emerge il rifiuto inconscio della madre verso il figlio.

La pipì a letto
- L’enuresi notturna è quasi sempre un disturbo psicosomatico, esprime un malessere interiore del bambino. Di solito si manifesta verso i 3-4 anni, nei periodi più critici e carichi di ansia (inizio dell’asilo, nascita di un fratellino, ecc.). Il bambino scarica le sue ansie, le sue paure, le sue pulsioni aggressive, sporcando il letto.
- L’unica cosa da fare è cercare di sdrammatizzare, e accettare questo disturbo come un fenomeno passeggero. Si tratta quindi di intervenire per cambiarlo con modi delicati, affettuosi, cercando di mitigare la propria irritazione per questo spiacevole inconveniente. E soprattutto senza farlo sentire in colpa e tantomeno punirlo.
- Interventi aggressivi che offendono e umiliano il bambino fanno sì che l’enuresi si trasformi in disturbo cronico, che spesso si protrae fino alla pubertà.
- Non è un danna né una farsa, è solo un piccolo incidente di percorso che deve rimanere molto riservato, anche in famiglia, senza diventare oggetto di conversazione con i parenti o gli amici.

Anche dopo il primo impatto dei due anni lo sporco continua ad essere presente nella vita del bambino, come riflesso dell’idea che ne hanno gli adulti, i genitori. Di solito sono le mamme, molto più dei papà ad avere la mania della pulizia. Perché?
- In genere sono le mamme che si occupano della pulizia della casa subiscono più condizionamenti sociali riguardo alla pulizia. A questi condizionamenti se ne aggiungono altri che hanno radici più profonde. Da sempre la femminilità è stata collegata a qualcosa di sporco che contamina: a partire dalle mestruazioni.
- La donna quindi, molto più dell’uomo, cerca di esorcizzare questa idea di impurità, tramandata da sempre, dandosi un gran da fare a pulire se stessa, la casa, i bambini.
- L’amore per la pulizia è certo una bella cosa. Ma da qui alla sua esasperazione, con tutti i riti ossessivi, le minuziose manie che comporta, il passo purtroppo è breve. Invece di essere un piacere spontaneo diventa un simbolo carico di troppi significati morali sociali. Al punto che si può trasmettere al bambino la fobia dello sporco quasi senza accorgersene.
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Re: L'educazione al vasino... e altro

Messaggiodi etabeta » 04/11/2008, 11:36

anche questo è ottimo per il blog :ok1:
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Re: L'educazione al vasino... e altro

Messaggiodi agnese » 04/11/2008, 22:35

rosmirk,ora che ho finito leggere non mi ricordavo piĂą quel che cera d'avanti :ris:
comunque sono d'accordo che i bimbi hanno i loro ritmi.La mia ogni tanto la metto sul vasino ma era meglio in estate che lo cercava da sola quando la lasciavo senza pannolino ,ma ora fa fredo ed ho paura anche se quando fa la cacca si vede,perché si concentra e se le dici dove il vasino lo corre a prendere.ma io ho fatto come mi ha detto la nonna :ho comprato il casino equando ha iniziato a capire un po le dicevo e spiegavo cosa si fa ed ogni tanto quando faceva la cacca aprivo il pannolino e tutto ributavo nel vasino ma mooooolto velocemente cosi lei mi dice anche adesso:mamma cacca
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Re: L'educazione al vasino... e altro

Messaggiodi rosmirk » 05/11/2008, 9:05

La pedagogista ci aveva anche cosigliato di prendere il vasino prima e farci giocare il bambino... in modo da prenderci confidenza... Infatti io ogni tanto faccio sedere Ilaria anche solo un momentino, a volte fa la pipì a volte no... ma io non ho fretta!
Comunque ha iniziato da poco a dirmi "pipì" :du: quando ha già fatto la cacca :spa1:
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