Questo è il racconto del mio parto... L'ho scritto il 16 aprile del 2008!
Com'è strano... Fino a due settimane fa il computer era la mia personale finestra sull'esterno. Oggi come oggi invece faccio fatica a ricordare il wallpaper che ho messo da quanto poco lo accendo. La mia vita è cambiata, anzi, si è completamente ribaltata nel giro di pochi giorni. E solo Dio può immaginare quanto ho sognato e desiderato questo momento. La paura e l'inquietudine avevano lasciato posto all'impazienza. Fabià n era ormai considerato fuori pericolo ed io non vedevo l'ora di poterlo tenere fra le braccia e riprendere il corso normale delle cose. Non ne potevo più di stare a letto, adesso, invece, lo sogno la notte mentre cammino su e giù per il salotto con il mio fagottino urlante fra le braccia. C'è chi la definisce tortura, per me invece è pura melodia il suo pianto. Perchè se è qui con me è stato grazie ad un miracolo. E nonostante tutti lo aspettavamo da un momento all'altro è stata ugualmente una sorpresa. Che qualcosa si stava muovendo era palese perchè i dolori mestruali che mi avevano accompagnata per buona parte della gravidanza sembravo essere cresciuti di intensità . Fino al venerdi mattina, quando andando in bagno mi sono accorta di aver perso il famoso tappo mucoso. Io e Seba avevamo in programma di vederci tra il sabato e la domenica dopo il suo lavoro, ma lui non ha voluto sentire ragioni. Il tempo di organizzare poche cose e ancora in divisa decide di mettersi in viaggio. Nel frattempo io entro ed esco dall'ospedale per tenere monitorata la situazione. I tracciati segnalano attività contrattile uterina, ma nulla di così decisivo da trattenermi. La cosa strana era che quando mi attaccavano al macchinario le contrazioni calavano di intensità , mentre appena tornavo a casa diventavano di nuovo fastidiose. Una delle infermiere mi ha detto che era normale, che succedeva alla maggior parte delle ragazze a causa del cambiamento di ambiente. Addirittura mi ha confidato che a tante da fastidio persino passare dalla stanza alla sala travaglio. Io decido di godermi gli ultimi momenti di libertà , dal momento che i medici mi avevano dato il permesso di uscire e camminare, mi sono tirata per bene e Seba mi ha portata a mangiare la pizza nel nostro posto preferito. Ogni tanto il dolore ai reni mi toglieva il fiato, ma io sono riuscita ugualmente a godermi la serata. Tutto procede tranquillamente fino alla sera del giorno dopo. Le contrazioni seppure non dolorosissime arrivano ad intervalli regolari, così decidiamo di andare in ospedale. Il tracciato finalmente rivela che sono quelle giuste e dalla visita è risultato che ero a 4 cm. Così mi danno il letto e comincia l'avventura! Siccome ormai ero di casa in reparto ci hanno permesso di trasferirci subito in sala travaglio dove Seba riesce addirittura a seguire la partita della Juve alla radio. L'ostetrica Giorgia e l'infermiera Nathalie ci fanno compagnia e parliamo del più e del meno, mentre io cammino, vado in bagno, rido, torno a letto... Fino a quando comincio a sentirmi bene. Fin troppo bene per i miei gusti. Le contrazioni si distanziano e quasi faccio fatica a sentirle. La dilatazione era bloccata a 5 cm. Inizialmente valutano se farmi tornare in camera e lasciare che la natura faccia il suo corso. Ma per fortuna decidono di non prolungare oltre quell'agonia e quindi di ricorrere all'ossitocina. Ignoravo quanto questa possa essere diabolica. Bastano pochi minuti affinchè il medicinale faccia effetto e le contrazioni cominciano ad arrivare senza sosta, di una intensità tale che io non chiedevo di morire. Perchè ero convinta che stavo già morendo. Piuttosto pregavo di spirare il più velocemente possibile. Ho cominciato a piangere e a iperventilare. Seba che non mi ha lasciata un secondo ha fatto l'errore di prendermi la mano. Gliel'ho quasi rotta. Stringevo così tanto tutto ciò che avevo a portata di mano che ci sono voluti diversi giorni per riacquistare perfettamente l'uso delle mani. Finalmente arriva anche la dott.ssa con la quale avevamo legato di più durante il ricovero. Come me ha la passione per le immersioni subacquee. Da qui in poi i ricordi si fanno confusi... Il più vivo è quello del dolore. Credevo di spaccarmi a metà da un momento all'altro. Per aiutarmi, visto che la dilatazione continuava a rimanere bloccata a quei maledetti 5 cm a turno la dott.ssa e l'ostetrica ad ogni contrazione afferravano i bordi del collo dell'utero e tiravano cercando di allargarli manualmente. Non so quanto queste manovre siano andate avanti, credo per un paio di ore. Io non facevo altro che urlare e chiedere quanto mancava. "Un paio di spinte e andiamo in sala parto" continuavano a ripetermelo all'infinito secondo me. Tant'è che ad un certo punto ho chiesto di andare di la. Non so perchè, forse il pensiero di trovarmi in sala parto mi dava l'illusione che mancasse davvero poco. Mi parlavano, Seba mi parlava ma io non capivo nulla. Mi metto a sedere sul letto e sento venire giù tutto il liquido amniotico. Mi avevano rotto loro le acque prima di attaccarmi alla flebo di ossitocina. Mi alzo e in un battibaleno raggiungo il lettino della sala parto. Ricomincio a spingere. Ormai non sento più ogni singola contrazione, mi sembra sia un dolore unico e insostenibile. Io spingo ad oltranza, e forse è stato proprio questo a provocarmi quella fastidiosa abrasione che ancora oggi mi da qualche problema. Mi chiedono se voglio toccare la testa, che mancava davvero poco. Adesso mi pento ma li per li avevo detto di no, l'unico pensiero che avevo in testa era spingere. Più lo facevo e prima sarebbe finito. La dott.ssa prende delle scalette e comincia ad accompagnare le contrazioni spingendo con il braccio sulla pancia. E finalmente ecco la testa! Viola, con due giri di cordone attorno al collo. L'ostetrica si muove velocemente, Seba invece comincia a baciarmi togliendomi il fiato. Io però non avevo finito, sentivo un bruciore lancinante li. Forse per via della testa incastrata. Ma ad un certo punto Giorgia mi dice di spingere l'ultima volta e Fabià n le vola letteralmente in braccio. Seba piange, lo avvolgono dentro ad un telo verde e me lo posano addosso. Non piange, ha fatto solo un versetto. Io lo guardo, lo tocco e dico "è morbidissimo". Il tempo di tagliare il cordone e me lo levano per controllarlo bene. Seba corre da lui e da me in continuazione. Mi dice che sta benissimo, non bene. Continua a piangere e riesce a scattare qualche foto nonostante tremasse come una foglia. Aspetto che mi mettano quei pochi punti e sulle mie gambe arranco dietro alla pediatra per vedere il suo primo bagnetto e i controlli ulteriori. Tutto perfetto. E' prematuro ma è bellissimo. Piccolissimo e bellissimo. Una volta in camera abbiamo provato ad attaccarlo, purtroppo non aveva la minima forza per poter succhiare il colostro. Il papà gli da i suoi primi 10g di artificiale che divora in un secondo. Sono bellissimi insieme... noi finalmente siamo una famiglia.