Era il 5 dicembre 2008, io ero incinta alla 39° settimana e tutto sembrava scorrere per il meglio, tranne il tempo. La soleggiata Napoli era avvolta da una coltre di nubi spessa e densa come la panna di una torta nuziale, e la pioggia ed il vento la facevano da padroni. Io ero reduce da una giornatina... tutta nausea e maledicevo l'ora e il giorno in cui mia madre, comportandosi più da menagramo che da mamma, mi aveva detto "ah guarda, la gravidanza è una passeggiata: tu e tuo fratello Diego non vi si sentiva proprio!!" Invece io ho vomitato 6 mesi su 9
Comunque quel giorno stavo davvero male male male... avevo chiamato il ginecologo che mi seguiva privatamente e lui, pur sapendo che non ne avevo la possibilità , voleva a tutti i costi che andassi da lui nella clinica privata... che la macchina nuova costa meno... ed io e mio marito invece avevamo già deciso da tempo che il parto sarebbe avvenuto in una delle strutture ospedaliere più folkloristiche del napoleano: l'ospedale (pubblico) SS. Annunziata.
Brevi cenni storici sulla Reale Casa dell'Annunziata, sita nel cuore della superba Forcella, si trovano qui: http://guide.supereva.it/campania_i/interventi/2004/05/160400.shtml e qui http://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_della_Santissima_Annunziata_Maggiore. Per un'appassionata di arte nulla di meglio... ma soprattutto per una fifona come me è stato assolutamente indispensabile entrare nell'ospedale con la migliore TIN, dedicato da quasi 400 anni a bambini, in cui fino a 15 anni fa le nurse vivevano in semiconvitto per dedicarsi completamente ed esclusivamente ai pargoli. MI SENTIVO IN UNA BOTTE DI FERRO.
In effetti, tutte le volte che ero andata a farmi i tracciati avevo notato che la fauna che popolava l'ospedale era quantomeno variegata: dalla signora della Napoli bene, con vestaglia di seta ricamata, alla ragazza Rom, alle giovani della comunità cinese, a ragazze madri non più grandi di 15 anni... E ad accogliere - ed irregimentare - un pubblico di parenti/amici/benefattori altrettanto variegato c'era e c'è ancora il mitico OSS DON PASQUALE, il quale, vedendomi arrivare bianca pallida quella mattina ammiccando con tutto il suo "charme" mi fa "signurì, nun ve preoccupate: qua c'è Don Pasquale, state 'mmano all'arte!".
Mi ha accompagnata alla sala accettazione e dopo esattamente 10 minuti ero a fare tracciato ed ecografia. Intanto erano arrivati mio padre e mio marito, che avevano finalmente trovato un parcheggio (al centro storico di Napoli si trova di tutto, tranne un posto auto). Dopo altri 15 minuti, stabilito che avevo cominciato il travaglio, vengo trasferita in sala. Erano le 9.15
In sala travaglio mi ha accolta una giovane ostetrica, Carla, che con una gentilezza squisita ma ha detto: "fintanto che sei sola e che non sei alla fine del travaglio puoi stare con tuo marito, ma se arriva un'altra donna è possibile che non gradisca avere un uomo in sala, quindi ti consiglio di chiamare tua madre." IO CHIAMARE MIA MADRE?!?!?! e che bisogno c'era? era già lì... non so se per telepatia o se avvisata dai due uomini lì presenti...
In effetti durante tutta la mattinata sono stata in compagnia di altre signore - partorienti e non - e sempre e costantemente vigilata da 2 ostetriche e una dottoressa... magicamente invece al pomeriggio mi sono trovata sola, e quindi ho chiamato subito mio marito: se devo prendere a pugni e calci qualcuno per il dolore, preferisco sfogarmi sul diretto corresponsabile della situazione!!!
I dolori aumentavano...ma la dilatazione non procedeva spedita...
...le 12...
...le 14...
...le 16...
...alle 18 eravamo sempre a 5 cm, nonostante le contrazioni aumentassero notevolmente di intensità e durata...
alle 20 finalmente 8 cm!
...ma alle 22 ancora 8 cm...
Intanto era cambiato il turno delle ostetriche, me ne vengono presentate altre 2: una una mamma bruna bruna... l'altra una tipa rosso fuoco!!! i capelli color Milva!!! un taglio favoloso, cortissimo, sfilzato (tu guarda un po' una cosa va a notare durante il travaglio...)
Io ero sfinita, mi ripetono ecografie su ecografie, il cardiotocografo era ormai quasi un'appendice della sottoscritta...
Alle 22 l'ostetrica rosso fuoco è esplosa: "Mò basta, sto giovanotto sta incanalato da troppo tempo, tu stai diventando viola e qua non si prende una decisione!" e, detto fatto, mi ha rotto le acque.
Da lì una escalation di movimenti ginnici che non immaginavo di potere nè saper fare: in piedi, seduta, stesa, accovacciata, sempre con lei che mi incoraggiava, mio marito che mi reggeva la schiena e mia madre che tremava. Alle 24 in punto, dopo aver riempito la sala travaglio di sangue, la Milva partenopea con piglio deciso ordina: "mò andiamo in sala parto"; ed io:"no, no, no, no, no..." avevo una fifa blu, avrei voluto che tutto fosse già finito o, meglio ancora, che mi dicessero che non sarebbe nato in quel momento, che potevo tornare un altro giorno... tutto, ma non ce la facevo più!!!!!
In sala parto c'era praticamente uno stadio: le due ostetriche, il ginecologo di turno, la pediatra, due nurse, tre infermiere, mio marito... mancava giusto quello che vendeva le patatine fritte e i pop-corn come al cinema!!!
In quell'ultima terribile ora e mezzo ho urlato come non mai, non ho mai avuto così paura e la cosa più assurda è stato vedere tutta quella gente attorno a me: le ostetriche e il ginecologo davanti, mio marito a reggermi la testa, pediatra e nurse pronte con asciugamani e medicine, le infermiere chi a inserire la flebo, chi ad aggiustarmi gli occhiali, chi a bagnarmi la fronte...
Quando finalmente Fab è uscito non mi pareva vero!!!!! Era l'1:19 del 6 dicembre 2008.
Non ho pianto e lui non ha quasi pianto, ha aperto gli occhioni enormi, io mi sono aggiustata gli occhiali, ho abbassato la testa, lui ha alzato la testa verso di me e ci siamo guardati... e ci siamo innamorati...
Quando la mattina dopo mi hanno detto della sindrome di Down, mai apparsa nè sospettata da nessuna analisi, ho solo detto "è MIO figlio" e nulla, davvero nulla, può rovinarmi la felicità di averlo qui con me.